giovedì 5 febbraio 2015

W.D.C sotto traccia - capitolo 21

Abu Dhabi, Emirates Palace Hotel. Royal Khaleej Suite,
televisori da sessantuno pollici LCD in ogni stanza, marmi
con intarsi di foglie d’oro, lusso imperiale, servizio maggiordomo
ventiquattro ore a disposizione.
Seduti sui divani extra larghi due occidentali e un principe
arabo. Tutti sorseggiavano un whisky di malto superinvecchiato.
Anche il principe.
“Comodo questo albergo” disse Cardoni vestito con un
abito di lino blue notte, camicia anch’essa di lino, cravatta a
piccoli pois. “In mezz’ora arrivi dall’aeroporto e non sei costretto
a incontrare le solite carovane di attori, tennisti, piloti
di formula uno e bellezze varie a disposizione dietro prenotazione”.
“Mah, rispetto la tua opinione”, disse Edmundo Gutierrez
camicia multicolore, su pantaloni avana e mocassini senza
calzini. “Però a me fa sempre piacere essere circondato da
fanciulle supercarrozzate anche se con tariffe molto alte. Tanto
si vive una volta sola”.
Il principe sorrise, continuando a sorbire il whisky.
Cardoni ignorò il messicano e riprese a parlare:
“Questi attentanti a Roma hanno cambiato il corso della
storia, molto di più di quanto non abbiano fatto quelli
dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle e al Pentagono.
Si voleva colpire il cuore della cristianità e causare una deflagrazione
mondiale con uno scontro tra religioni e culture.
A giudicare da quello che sta succedendo in tutto il mondo
occidentale chi sta dietro questi episodi di Roma sapeva bene
quello che voleva ottenere. Ogni gorno decine e centinaia
di musulmani trucidati in spedizioni punitive che stanno
portando al calor bianco la situazione internazionale. Tutto
questo succede spontaneamente nonostante gli appelli delle
autorità alla convivenza pacifica. E nonostante l’intervento
del Papa che ha invitato a più riprese a non fare di tutta l’erba
un fascio colpendo gli innocenti”.
Il Principe arabo sospirò e si versò una robusta dose di
liquore, proibita dal Corano.
“Ma chi ci dice che le cose stiano come vogliono farle sembrare?”,
Edmundo Gutierrez intervenne a gamba tesa in una
pausa respiratoria dell’ex gran maestro Cardoni che lo fissò
con aria interrogativa.
Gutierrez continuò:
“Cerchiamo di essere pratici. Tutti sappiamo che Al Qaeda
all’inizio stava per diffondere un comunicato stampa in cui
negava di avere organizzato gli attentati di Roma. I nostri informatori
hanno inviato rapporti coincidenti da varie parti.
Poi quelli di Al Qaeda hanno deciso di assumere la paternità
della storia, anche se quell’operazione di alta macelleria non
è stata fatta da qualche sfigato, drogato e imbottito di esplosivo.
Qui siamo di fronte a dei super professionisti che possono
contare su connivenze a livello locale. Introdurre mine
anticarro nella metropolitana di Roma o sotto il colonnato
del Bernini è lavoro di squadra e non di singoli. Con tutto
il rispetto, caro Principe, per i giovani musulmani che si immolano”.
“E allora a quale conclusione arrivi?” domandò Cardoni
con il tono di chi non gradisce di essere interrotto nel proprio
ragionamento.
“L’ipotesi più probabile è che sia stata la mafia russa che
si è servita di qualche scheggia della criminalità organizzata
italiana alla ricerca di uno spazio di autonomia tra mafia siciliana,
camorra, drangheta e sacra corona unita. Del resto gli
ultimi decenni della vita italiana sono stati caratterizzati da
attentati condotti con grande capacità tecnica da veri professionisti.
Basta pensare a quelli che hanno ucciso i giudici
Falcone e Borsellino”.
Edmundo Gutierrez di cose italiane se ne intendeva.
Cardoni riprese la parola:
“Resta sempre il ‘cui prodest’, a chi giova in ultima analisi...”.
“È una situzione singolare in cui gli interessi divergenti
di due realtà come Russia e Stati Uniti coincidono almeno
a livello di obiettivi. Per gli Stati Uniti è importante diminuire
in maniera drastica l’approvvigionamento di petrolio
dall’Arabia Saudita. Ed è altrettanto decisivo soffiare sul fuoco
dello scontro millenario tra sunniti e sciiti sino ad arrivare
all’interno del mondo arabo a un regolamento di conti
con l’Iran che, grazie alla eliminazione di Sadam Hussein,
ha esteso la sua influenza sul vicino Irak divenuto sciita. Per
ridurre i consumi di greggio bisogna investire risorse nelle
tecnologie rinnovabili. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda
di quanto fece Kennedy per contrastare lo sviluppo astronautico
dell’Unione Sovietica”.
Edmundo Gutierrez si accese un sigaro Avana, anche se il
fumo dava noia a Cardoni e continuò con enfasi.
“Lo scopo della mafia russa è quello di minare la compattezza
dei produttori di greggio, eliminando gli arabi e in
secondo tempo il Venezuela. La Russia oggi gode di una egemonia
energetica che condiziona tutta l’Europa. Tanto per
fare un esempio, provate a pensare a cosa succederebbe all’Italia
se la Russia chiudesse i rubinetti dei gasdotti”.
Il principe assentì versandosi il terzo bicchiere di whisky.
Edmundo Gutierrez da politico navigato si rendeva conto
che i suoi argomenti stavano penetrando gli altri due ospiti.
“Caro Principe, disse, gli attentati di Roma hanno compattato
l’odio contro l’Islam. Un odio che supera i confini, le
barriere e differenze culturali dei diversi paesi minacciati da
anni dalla guerra del terrorismo d’esportazione. L’odio contro
gli arabi e il loro petrolio è uno stimolante per i verdi. Un
numero sempre maggiore di nazioni si sta riconvertendo alle
energie verdi rinnovabili”.
Il Principe posò il bicchiere semivuoto su un tavolo al lato
del divano e disse:
“È vero: chi ci rimette più di tutti a causa di questa situazione
di caos è l’Arabia Saudita. Per quanto concerne i
nostri problemi con l’Irak e Teheran, non dubitate che siamo
e saremo in grado di gestirli all’occorrenza anche in maniera
definitiva. Non occorre scendere nei dettagli perchè so
che mi capite. Quanto all’America bisogna creare un nuovo
grande shock che distolga l’attenzione dal mondo arabo per
quanto diviso esso sia. L’eliminazione del presidente USA,
il piu grande promoter delle energie rinnovabili, deve essere
perseguita in tempi brevi. E deve essere attribuita al terrorismo
domestico americano. Non sarà certo la prima volta per
gli Stati Uniti, ma darà una svolta alle relazioni internazionali
per almeno mezzo secolo”.

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