Il volo United 803 (Washington-Tokyo) arrivò in anticipo alle 14:09 dopo 13 ore e 34 minuti al Narita Airport. Il viaggiatore uscì dal Terminal 2 e prese il treno veloce Skyliner per Tokyo, trentasei minuti di tragitto pubblicizzati e garantiti sino alla stazione di Nippori sul fiume Arakawa. Poi un taxi per raggiungere il laboratorio sperimentale nel Community centre nel distretto Kyobashi, Nihonbashi & Kudanshita.
Una porta anonima con la scritta Darko. Suonò il campanello e una telecamera mobile iniziò una ricognizione del suo volto. Poi una voce registrata chiese in giapponese e poi in inglese chi fosse. “Ho un appuntamento con Mr. Ishi”, disse il visitatore. “Ascensore, seconda porta a destra”. Questa volta era una voce umana di donna. Nella cabina un solo pulsante. Quando le porte si aprirono il visitatore si trovò in un corridoio bianco sul quale si affacciavano alcune porte e in fondo al quale scorse dietro una vetrata un vasto ambiente, tipo palestra.
Seconda porta a destra. Si introdusse senza bussare. Un piccolo ufficio disadorno, una scrivania e due sedie di fronte. Dietro la scrivania un ometto sui cinquanta e oltre, baffetti alla Clark Gable. “Sono Ishi San. Bene arrivato. Ho ricevuto le sue e-mail. Lei è interessato al nostro drone sferico, vero?”. Il visitatore evitò di stringere la mano a Ishi e annuì. “Bene. Vedo che lei è di poche parole. Perciò per risparmiare il nostro tempo, penso che la cosa migliore sia andare nel laboratorio per una dimostrazione dal vivo”. Si alzò seguito dal visitatore e si avviarono lungo il corridoio verso la porta di fondo, attraversando l’ampia vetrata ed entrando in un salone dove erano sistemate alcune attrezzature elettroniche, schermi e un arredamento minimalista. Sorridendo Ishi San indicò una poltrona di plastica bianca sulla quale sedette il visitatore. “Vede questo contenitore sferico di fiberglass? Ecco: adesso con questo telecomando azionerò l’apertura e il volo del drone”. Premuti alcuni pulsanti la parte superiore del contenitore si separò e il drone si staccò dall’involucro cominciando a volare per la stanza. Una sorta di gabbia sferica nera all’interno della quale era un’elica azionata da un motore elettrico, una telecamera e altri apparati miniaturizzati. “Il settimo dei prototipi costruito dall’inventore del drone sferico, Fumiyuki Sato, aveva molti limiti per sua esplicita dichiarazione. Prima di tutto doveva essere comandato a vista e questo riduceva di molto il suo impiego, nonostante la telecamera incorporata. e anche il comportamento in volo aveva delle bizzarrie”. “Sono passati alcuni anni da quella presentazione”. Disse con il suo fare asciutto il visitatore. “Il settore del drone sferico è stato occupato da diversi elaboratori. Voi che cosa potete dire per quanto riguarda il vostro prodotto?”. “Mentre gli altri hanno fatto di questa invenzione una sorta di giocattolo, molto simile a un modello di aereo o elicottero telecomandato, noi abbiamo perfezionato il progetto in maniera radicale. Il drone adesso è in grado di essere guidato, grazie alla telecamera, in ambienti chiusi distanti dal pilota che osserva su un monitor. Una sorta di aereo drone senza equipaggio, ma dalle dimensioni e caratteristiche completamente diverse. Perchè questa sfera non si disintegra negli urti con pareti o altri ostacoli. Ha una sicurezza di guida eccezionale, garantita da tre giroscopi. Pensi se l’avessimo avuto quando si è verificato il disastro nella centrale nucleare di Fukushima. Avremmo potuto controllare dall’interno il reattore e verificare i danni subiti dallo tzunami. Questo drone sferico può portare anche un mini carico utile... ”. “Ecco: siamo arrivati allo scopo della mia richiesta d’incontro. Avete sviluppato il drone anche come arma?”. “La risposta è affermativa, anche se si tratta di una evoluzione del drone che non possiamo pubblicizzare perchè rischiamo di essere incriminati dal ministero della difesa del nostro paese. Spostiamoci in un altro ambiente”. Ishi San e il visitatore passarono attraverso una porta ad apertura digitale in un grande corridoio di cemento armato della lunghezza di cento metri in fondo al quale erano posti alcuni bersagli e sagome umane. “Metta questa cuffia antirumore e gli occhiali a visiera”, disse Ishi San mentre armeggiava intorno a un altro esemplare di drone sferico che era appoggiato su una base di plastica. L’elica del drone cominciò a girare e il prototipo si alzò cominciando alcune evoluzioni nell’ampio balipedio.
Due piccoli razzi teleguidati si staccarono dell’interno della sfera e andarono a colpire con le loro testate esplosive le sagome umane che erano poste sulla parete di fondo disintegrandole a cinquanta metri di distanza. “Entriamo in questa cabina insonorizzata” disse Ishi San. Nessuna apertura sull’esterno ma solo un monitor posto su un computer. Ishi San accese il monitor, collegato wi-fi con la telecamera del drone. Fece una panoramica per inquadrare i bersagli che nel frattempo erano stati rimpiazzati da un assistente. Motore e il drone si alzò di nuovo questa volta in un volo alla cieca. Ishi San manovrò portandolo a mezza altezza e sparò i razzi che centrarono di nuovo le due sagome umane. “Come vede, disse lo scienziato nipponico non senza una punta di orgoglio, il prodotto che abbiamo realizzato è molto diverso da quello che lei aveva visto sui media tempo fa. Se quello si poteva costruire con un migliaio di dollari questo ovviamente è molto più caro. Ah, dimenticavo: la velocità di traslazione è ora vicina ai 100 chilometri all’ora”.
I due ritornarono nello spoglio ufficio di Ishi San e discussero a lungo sui tempi di consegna di cinque drone ultima generazione completamente armati e con parti di ricambio, presenza di un tecnico per l’apprendimento al volo in qualsiasi parte del mondo, spese a carico del compratore. “A chi devo intestare la fattura e quale tipo di pagamento vuole effettuare?”. “A nessuno, quanto al pagamento: cash anticipato”. Il visitatore aprì la valigetta 24 ore ed estrasse alcuni pacchi di banconote, guardando Ishi San con uno sguardo intenso accentuato dal colore ambrato della sua pelle. “La chiamerò tra dieci giorni per concordare il ritiro del materiale. È inutile che le sottolinei che, se la notizia di questa fornitura dovesse trapelare in qualche modo, le conseguenze per lei saranno molto gravi”.
Nessun commento:
Posta un commento