mercoledì 27 maggio 2015

Capitolo 35 del giallo "W.D.C sotto traccia"

 House of the Temple.JPG

Il taxi si fermò di fronte alla bianca scalinata della House
of Temple. Anche se il vero nome era: "Home of The Supreme
Council, 33°, Ancient & Accepted Scottish Rite of
Freemasonry, Southern Jurisdiction, Washington D.C.

Cardoni, dopo avere pagato la corsa e richiesto una ricevuta,
uscì dalla macchina e cominciò a salire, dando un’occhiata
alle due sfingi poste ai lati della scala.

La House of Temple era uno dei luoghi della Washington
massonica più conosciuti non solo dai Fratelli in visita
da tutto il mondo ma anche dai turisti ‘normali’ attratti per
motivi di studio dalla notorietà della sua grande biblioteca
con decine di migliaia di volumi sull’Istituzione e contro l’Istituzione.

L’ex gran maestro e artefice della creazione del Rock saliva
con una certa fatica, reduce com’era da un infarto che lo aveva
colpito sei mesi prima e dal quale si era ripreso adottando
una ferrea dieta che gli aveva fatto perdere venti chili dell’imponente
corporatura.

Erano le quattro di un pomeriggio autunnale, con un cielo
grigio plumbeo che prometteva pioggia e temporali confermati
dalle accurate previsioni meteo.
L’orario per l’accesso dei turisti in visita alla House of
Temple era da tempo scaduto. Così Cardoni arrivato, soffiando
come un tricheco, alla sommità della lunga scala di
marmo, si trovò di fronte la porta dell’ingresso principale ermeticamente
chiusa e suonò il campanello.

Lunga attesa di qualche minuto e alla fine vide attraverso
le vetrate della porta arrivare un tale di nero vestito.

“Buon pomeriggio, signor Cardoni. Sono il segretario del
Grand Commander che l’attende nel suo studio”.

Il segretario sulla cinquantina introdusse Cardoni nel
grande ingresso contornato da immense colonne. Man mano
che procedevano illustrava all’ospite gli aspetti salienti dell’edificio.
“Il tempio è stato disegnato dall’architetto John Russell
Pope che all’epoca, si parla del 1911, aveva solo 27 anni.
Pope si ispirò al Mausoleo di Alicarnasso, considerato una
delle Sette Meraviglie. Dopo soli quattro anni e cioè il 18
ottobre del 1915 l’edificio veniva inaugurato”.

Cominciarono a salire una scala che si divideva in due
volute arrivando sino al tempio principale nel quale l’illuminazione
prevalente era quella naturale per ricordare che i
massoni, dopo un lungo percorso di autoperfezionamento,
sono alla ricerca della ‘luce’.

Sull’altare centrale erano appoggiati, oltre alla Bibbia,
anche i volumi sacri di altre religioni (ebraica, musulmana,
indu, buddismo, etc.) perché i massoni di tutto il mondo credono
nel Grande Architetto dell’Universo che tutti unifica.
Non è concepibile alcuna azione ‘pastorale’ all’insegna de: “Il
mio dio lava meglio del tuo”. Ed è anche questa la ragione su
cui poggiano le accuse di ‘relativismo’ da parte della gerarchia
cattolica.

Il segretario si soffermò di fronte a una cripta.
“Nel 1944 i resti del generale Albert Pike furono rimossi
dalla tomba nel cimitero di Oak Hill e ne fu autorizzata la
sepoltura in questa cripta. Pensi che Pike aveva dato disposizioni
di essere cremato. Dall’altro lato nel 1952 fu sepolto
il corpo di John Henry Cowles, Grand Commander per 31
anni. Lei sicuramente saprà che Albert Pike è stato colui che
ha rigenerato lo Scottish Rite”.

Il segretario nero vestito si prese qualche minuto nell’illustrare
la figura del Generale, unico confederato di cui si conservava
una statua a Washington DC. Uomo ‘rinascimentale’,
conoscitore di lingue morte (latino, greco, sanscrito),
e inglese, francese e spagnolo, episodi tumultuosi nella sua
vita professionale di avvocato. Prolifico scrittore e oratore,
corporatura massiccia e chioma fluente che si incatenava in
una grande barba, Albert Pike è una delle figure più incisive
della massoneria americana.

Cardoni sapeva tutto, ma per cortesia mostrava molta attenzione
all’esposizione.
Dopo avere viaggiato e vissuto nel Missouri, a New Orleans,
in Arkansas e avere partecipato alla guerra contro i
messicani e a quella civile, Albert Pike si trasferì finalmente
a Washington dove gli fu affidato il Rito Scozzese in qualità
di Gran Commander, carica che tenne per 32 anni sino alla
morte.
Nel 1871 scrisse “Morals and Dogma of the Ancient and
Accepted Scottish Rite of Freemasonry”, un tomo di 860 pagine
che ha suscitato adesioni ma anche frementi proteste da
parte degli ambienti cattolici (che accusavano Pike di satanismo.
Questo il segretario non lo disse, ma venne in mente a
Cardoni).

Erano ormai arrivati alla porta dello studio del Grand
Commander che attendeva seduto dietro la sua ampia scrivania
con al lato il Gran Maestro della Gran Loggia di Washington DC.
Rapida stretta di mano, ma il volto del Grand Commander
era visibilmente scuro e altrettanto accigliato era il Gran
Maestro di Washington DC.

“Signor Cardoni la stiamo ricevendo solo a seguito delle
molte insistenze da parte dei suoi uffici. Abbiamo annullato
tutte le richieste di incontro, salvo la sua perché viene dall’Italia.
Lei sa bene che siamo ancora sotto shock per la tragedia
che si è consumata un mese fa nello Scottish Rite Center,
dove il nostro carissimo Fratello Andrew è stato ucciso in
maniera barbara e senza alcuna giustificazione plausibile. Le
indagini sono ancora in corso, ma al momento le autorità
investigative brancolano nel buio. Ci hanno comunque imposto
di aumentare le misure di sicurezza”. E indicò all’ospite
una poltrona.

Cardoni, tentò di sorridere, ma l’atmosfera era tesa e non
certo cordiale.
“Mi rendo conto”, disse, “È stata una notizia che ha sconvolto
i Fratelli di tutto il mondo massonico”.

Il Grand Commander non era in vena di salamelecchi e
puntando un dito verso Cardoni, in maniera poco educata,
gli disse:
“A proposito: abbiamo assunto molte informazioni sul
suo conto presso i fratelli italiani. Ci è stato confermato che
lei non fa più parte di alcuna Obbedienza massonica. Allora
vorrei essere molto chiaro: noi la stiamo ricevendo in qualità
di studioso di materie esoteriche. Questo incontro viene registrato
da quella telecamera”.

Cardoni era abituato da una vita a tirare di fioretto con
avversari e concorrenti. Ma questa volta si trattava di evitare i
fendenti con la spada che il suo interlocutore aveva iniziato a
dargli sin dall’inizio del loro burrascoso incontro.

Gli venne in mente una metafora che gli era stata raccontata
da un monaco scintoista maestro di arti marziali. “Judo”
significa la ‘via facile’. Non opporre resistenza a violenza ma
piegarsi come fa il salice piangente sotto il peso della neve,
scaricarla e riassumere la posizione originaria. I rami rigidi
degli altri alberi si spezzavano, invece.

“Gentile Grand Commander, lei ha perfettamente ragione.
Non ho più alcun riferimento con le Obbedienze massoniche
italiane. Ma, come le è ben noto, una volta massone lo
sei per tutta la vita. Una sorta di sigillo sacerdotale anche se
noi insistiamo nel dire che l’Istituzione non è una religione
ma una forma di vita. Ho chiesto questo incontro perché ci
tenevo a confrontare con voi alcuni aspetti della vita del generale
Albert Pike che potrebbero essere di estrema attualità
oggi”.

Il capo del Rito Scozzese e il Gran Maestro di Washington
si sentivano presi in contropiede da quell’italiano, così viscido
e ossequioso. Si scambiarono un’occhiata interrogativa.

“Che cosa intende dire?” chiese il Grand Commander sospettoso.

“Adesso farò loro sapere le motivazioni che sono alla base
della mia richiesta di incontro. Quanto alla figura del sottoscritto
desidero ricordare a Lor Signori che ho costituito da
tempo un club chiamato ‘Rock’ la cui importanza sono sicuro
che vi sarà manifesta. Si tratta di un’organizzazione che
annovera tra i propri membri i massimi rappresentanti della
professioni, della politica, delle arti, dell’economia e della finanza.
Pertanto, considerato con molta attenzione l’esplicito
inizio da parte vostra di questo incontro, a mia volta voglio
sottolineare che questo studioso di scienze esoteriche, secondo
la vostra definizione, non è qui a titolo personale, ma rappresenta
una platea di tutto rispetto a livello mondiale”.

Il Grand Commander prese da un cassetto della scrivania
una pallina piena di silicone, di quelle che servono per scacciare
lo stress e cominciò a strizzarla passandola da una mano
all’altra.
Il Gran Maestro aveva invece abbassato lo sguardo e controllava
la lucentezza delle sue scarpe Church.

“Posso continuare?” chiese con voce sommessa Cardoni.

Con la mano il capo del Rito Scozzese fece un gesto eloquente.

“Entrando nel vivo della richiesta di un incontro con voi,
desidero richiamare la vostra attenzione sulla corrispondenza
epistolare che Albert Pike ha avuto con il nostro Giuseppe
Mazzini… ”.

“Lei si sta riferendo a una storia la cui falsità è stata dimostrata
centinaia di volte e che continua a essere ripresa dai siti
antimassonici che vomitano accuse contro la nostra Istituzione
campate in aria e senza alcun fondamento di veridicità”.

La risposta del Grand Commander fu pronta come se il
copione fosse stato studiato in precedenza conoscendo in
anticipo quale sarebbe stata la materia dell’interesse dell’ex
massone venuto da Roma.

“In tutta sincerità mi attendevo questa sua reazione. È
vero che non esistono prove dell’esistenza di questo carteggio
tra Pike e Mazzini che sembra essere sparito in Inghilterra.
Tuttavia le migliaia di citazioni che vengono fatte su libri
e blog in tutto il mondo sembrano essere la conferma che
qualcosa di vero dovrà pur esserci stata in questa storia… ”.

“Sono sbalordito dalla leggerezza con la quale un massone
come lei che ha ricoperto incarichi di grande prestigio,
prende come buona una sequela di fandonie che mirano solo
a screditare Albert Pike, Giuseppe Mazzini e tutta l’Istituzione”.

La pallina riempita di silicone rischiava di sbriciolarsi sotto
le dita del Grand Commander che aggiunse: “Sono sicuro
che adesso lei ci parlerà degli Illuminati e della loro influenza.
Si tratta di una sceneggiatura che abbiamo letto tante volte.
Le vorrei ricordare che, mentre in Italia la massoneria è sempre
stata osteggiata dal Vaticano che non ha mai digerito che
i massoni padri del Risorgimento avessero potuto annientare
il potere temporale dello stato papale, noi, qui in America
abbiamo vissuto tra il 1828 e il 1838 la nascita del Partito
Antimassonico che ha trovato una grande risposta in un certo
tipo di opinione pubblica influenzata da movimenti religiosi.
Molti fratelli ne hanno fatto le spese e hanno dovuto
vivere sotto traccia… ”.

Cardoni sentiva ora che i due di fronte a lui si erano rifugiati
in difesa e riprese a parlare:

“Ricordo bene… La sparizione di William Morgan, il
massone di Batavia, New York è stata la scintilla che ha fatto
scattare il movimento antimassonico. I fratelli vennero accusati
di averlo eliminato perché aveva intenzione di pubblicare
i segreti dei rituali”.

“Oggi quei segreti sono talmente segreti che lei li trova
descritti in ogni dettaglio in un’infinità di volumi venduti
nelle librerie”, intervenne il Gran Maestro stanco di guardarsi
le scarpe.

Cardoni dedicò un sorriso di compatimento all’osservazione
del capo dei massoni di Washington e proseguì:

“Rimaniamo al carteggio tra Giuseppe Mazzini e Albert
Pike. Sparito, distrutto da chi aveva interesse a che non fosse
ulteriormente divulgato. Ma come è successo per i Vangeli
apocrifi, vi sono molte versioni di quel carteggio e tutte
coincidono con la previsione fatta con precisione dal generale
Albert Pike sullo scoppio delle tre Guerre Mondiali. Vorrei
limitarmi a quella che descrive la prossima Terza Guerra
Mondiale… ”.

Il fondatore del Rock aprì la borsa diplomatica che si era
portata dietro e ne trasse alcuni fogli con riproduzione in
PDF di alcune pagine scritte con calligrafia ornata e precisa.
Li passò ai suoi ospiti perché osservassero, aggiungendo: “Siete
profondi conoscitori della produzione letteraria di Albert
Pike per non riconoscere che si tratta della sua calligrafia… ”.

Il Grand Commander restituì i fogli dicendo: “Esistono
decine di contraffazioni degli scritti del generale… ”.

“Va bene” sospirò Cardoni, “Ammettiamo per un momento
che si tratti invece di uno scritto autentico. Mi limito solo
a leggere quanto il generale scrisse sulla Terza Guerra Mondiale
dopo avere previsto le prime due che si sono avverate
secondo le sue precise indicazioni”. E cominciò a leggere.

“La Terza Guerra Mondiale sarà fomentata approfittando
delle differenze causate dagli agenti degli Illuminati tra
i politici Sionisti e i leaders del Mondo Islamico. La Guerra
sarà condotta in maniera tale che l’Islam e lo Stato di Israele
si distruggeranno a vicenda. Nel frattempo le altre nazioni,
una volta di più divise su questo problema, saranno costrette
a combattere sino al punto di di un completo esaurimento
fisico, morale, spirituale ed economico. Noi daremo spazio ai
nichilisti e agli ateisti e provocheremo un formidabile cataclisma
sociale che, in tutto il suo orrore, mostrerà chiaramente
alle nazioni gli effetti dell’ateismo assoluto, le origini di un
regresso all’inciviltà e ai bagni di sangue. Allora, ovunque,
i cittadini costretti a difendere se stessi contro le minoranze
rivoluzionarie stermineranno i distruttori della civiltà e
le moltitudini disilluse dalla Cristianità, i cui spiriti deistici
saranno senza una bussola né una direzione, ansiose di trovare
un ideale ma senza conoscere a chi indirizzare la loro
adorazione, riceveranno la vera luce della universale e pura
manifestazione di Lucifero, portata finalmente alla visione di
tutti. Questa manifestazione porterà a una generale reazione
che seguirà la distruzione sia della Cristianità che dell’ateismo.
Ambedue conquistati e sterminati nello stesso tempo”.

Cardoni dopo avere terminato la lettura fece una pausa
mentre i due massoni lo guardavano con volto impassibile e
concluse:

“Tutto si può dire sulla autenticità o meno di questo scritto.
Ma gli avvenimenti che caratterizzano la scena mondiale
corrispondono a quanto immaginato da Albert Pike, a cominciare
dal minacciato conflitto tra arabi e Israele”.

“Le confermo, disse in maniera ultimativa il Grand Commander,
che si tratta di una bufala che abbiamo già esaminato
a fondo. Del resto non possiamo perdere il nostro tempo
inseguendo i mitomani che affollano con i loro scritti le librerie
e Internet. Nella sua esposizione lei ha dimenticato di fare
riferimento a qualcuna delle 6338 profezie di Nostradamus
che forse potrebbero essere ancora più attinenti”.

Un sorriso di scherno illuminò il volto del Gran Maestro
di Washington D.C. che approvò con un cenno del capo.

“Va bene”, aggiunse Cardoni, “rispetto e comprendo il
vostro punto di vista. Ma scendiamo sul pratico: la Terza
Guerra Mondiale si scatenerà nello scontro tra la civiltà del
petrolio e quella delle energie alternative. ‘Rock’ è dalla parte
dei produttori e raffinatori di petrolio perché siamo coscienti
che l’insistenza ad esempio della Casa Bianca sulla riduzione
delle importazioni di greggio e l’investimento di ingenti
risorse in fonti energetiche non inquinanti determinerà un
quadro di estrema conflittualità. Questa la nostra proposta:
siamo disponibili a versare al Rito tre milioni di dollari per
le vostre attività caritatevoli se vorrete prendere posizione a
favore della nostra tesi”.

Il Grand Commander si alzò e appoggiando le mani sullo
scrittoio della sua scrivania disse: “Capisco bene perché lei
non faccia più parte di alcuna Obbedienza massonica. Lei
non è un Fratello ma, con tutto il dovuto rispetto, un faccendiere
internazionale. Noi massoni non trattiamo argomenti
religiosi o politici. Pertanto la sua proposta non la riceviamo
e la consideriamo mai formulata in questo ufficio. Buona
sera”.

Cardoni provò ad allungare la mano per la stretta di commiato,
ma il gesto venne ignorato. Il segretario, che aveva
assistito all’incontro seduto in disparte, accompagnò l’ospite
straniero all’uscita.

Cardoni scese la lunga scalinata tra le due sfingi e arrivato
sulla Sedicesima Street provò a fermare un taxi senza successo.
A Washington, quando piove nessuno ti fila. A cominciare
dai tassisti.

Coprendosi il capo con la borsa di pelle si avviò sconsolato
verso il suo hotel, il Jefferson, che stava sulla stessa strada ma
ad almeno venti minuti di distanza a piedi.

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