Prima del controllo passaporti Michael Bardi tirò fuori
dalla borsa il passaporto italiano evitando la lunga fila dei
non residenti nella European Union. Sguardo annoiato della
poliziotta al suo documento che venne restituito con un gesto
di grande fatica.
Michael non doveva ritirare alcun bagaglio perchè aveva
tutto con sè. Ascensore sino al secondo piano e poi i corridoi
dove il pavimento di gomma si stava disintegrando. Ogni
tanto qualche macchia d’acqua dovuta a infiltrazioni.
L’aeroporto di Fiumicino faceva proprio schifo se paragonato
ad altri scali. Bastava pensare al nuovo di New Delhi per
non parlare di quello di Singapore.
Finalmente imboccò il tunnel che portava al noleggio
macchine. Attesa in fila alla Hertz e poi verso il parcheggio
del quarto piano. Gli era toccata una nuova Fiesta della Ford,
auto che stava vendendo molto in Europa.
Michael salì nella vettura, aggiustò gli specchietti, il sedile
alla sua altezza che non era certo quella di un normale italiano
e si immise nella rampa elicoidale che portava fuori del
parcheggio.
Prima di raggiungere l’autostrada per Roma una pattuglia
della finanza gli intimò di fermarsi. Abbassò il vetro. “Patente
e libretto!”, ingiunse il finanziere.
Michael estrasse la sua patente internazionale e cercò nel
cassetto porta oggetti i documenti della macchina in affitto.
I finanzieri chiesero di vedere cosa portava nel bagaglio. Michael
scese, aprì il carry-on. All’interno il distintivo dei Navy
Seal. “Ma questi sono i SEALS. Lei fa parte del Corpo?” chiese
interessato uno dei militari. “Ne facevo parte sino a poco
tempo fa”, rispose Michael. Il finanziere visibilmente toccato
chiamò il collega perchè venisse a vedere. Poi si irrigidirono
sull’attenti e salutarono.
Michael riprese a guidare verso Roma. Si era immesso nel
Grande Raccordo Anulare. Il limite di velocità era 90 chilometri
all’ora. Ma nessuno lo rispettava. Michael decise di
guidare all’italiana seguendo il vecchio proverbio che sostiene:
“When in Rome, do as Romans do”.
Prese l’uscita per la Cassia Veientana-Viterbo, la cosiddetta
Cassia Bis. Quando si presentò il cartello ‘Formello – Olgiata’
Michael uscì dalla Cassia Bis. Dopo tre km sulla destra
ecco il cancello dell’entrata nord dell’Olgiata.
“Da chi va?” chiese uno dei vigilantes della security:
“Ristorante Ribot”, fu la risposta. La guardia porse a Michael
Bardi una cartina indicando il percorso. “Segua comunque
la strada ‘B’. Non puo’ sbagliare”. Gli suggerì la guardia.
Il comprensorio dell’Olgiata si estendeva per oltre 600
ettari a nord est di Roma. Era inserito nel territorio che apparteneva
alla città etrusca di Veio. A poca distanza il castello
della famiglia Orsini. L’Olgiata era passata alle cronache negli
anni ‘60 per l’allevamento di cavalli da corsa Dormello Olgiata.
Il loro maggiore successo era stato il destriero Ribot vincitore
di numerosi gran premi internazionali e poi messo in
selezione nelle stalle successivamente trasformate in appartamenti
di prestigio.
Michael seguiva le indicazioni dategli all’ingresso nord e
si fermava ogni volta di fronte ai dossi messi per ridurre la
velocità e la pericolosità dei veicoli.
Si limitava a superare i dossi a velocità zero mentre dietro
di lui un potente crossover Mercedes sfanalava e suonava
a ripetizione perchè lui andava troppo piano. Finalmente
il mezzo imponente guidato da una bionda lo superò con
ostentazione del dito medio dal finestrino a titolo di benvenuto
all’Olgiata.
Michael arrivò al ristorante Ribot ricavato in una delle
stalle dell’allevamento dell’ex super campione. Ma erano le
11 del mattino e il ristorante era chiuso.
Squillò il cellulare 4G di Bardi. E una voce nasale, come
se parlasse in falsetto gli disse di passare attraverso il cancello
verde posto accanto al bar Ribot. Michael si trovò in un
ampio giardino con un abbeveratoio in pietra nel centro, circondato
dagli appartamenti che pochi fortunati erano riusciti
a acquistare quando la proprietà Dormello-Olgiata aveva
messo in vendita le stalle.
Una finestra sulla costruzione a destra di fronte a lui si aprì
e un personaggio agitando la mano lo invitò a salire la scala
che conduceva all’appartamento situato al primo piano.
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(Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente
esistenti o esistite è da ritenersi puramente casuale.
Any resemblance to real events and/or to real persons, living or dead, is
purely coincidental)
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