giovedì 13 novembre 2014

W.D.C sotto traccia - Capitolo 7

Sulla porta ad attenderlo un anziano signore con ampia
barba grigia e lunghi capelli, di nero vestito, nonostante il
caldo incipiente. Camicia bianca, cravatta nera, polsini con
gemelli d’oro con l’immagine della squadra e del compasso.
“Fratello Michael, bene arrivato. Posso chiamarvi così visto
che anche voi appartenete alla grande Istituzione?”.
Bardi, atteggiò il viso a un sorriso di circostanza e sedette
nella poltrona che gli veniva indicata. Dalla finestra una brezza
rinfrescante muoveva le tende.
“Prego, gran maestro Cardoni”, rispose Michael.
“Vedete, continuò l’anziano interlocutore usando il ‘voi’
massonico italiano anzichè il tu o il lei, “Non è stato facile
rintracciarvi. Ma ci siamo riusciti”.
“Una domanda personale”, chiese, “di cui mi dovete scusare:
lavorate ancora per la Smithson & Bradley Law Firm di
Washington?”.
“Non più. Abbiamo trovato una soluzione consensuale”.
“Che vi avrà portato sicuramente dei vantaggi economici,
immagino”.
“So curare abbastanza bene i miei interessi. Del resto vi
erano delle divergenze sulle metodiche da adottare”.
Cardoni increspò la gran barba in una risata repressa: “Alludete
alla eliminazione o cancellazione di certe testimonianze
pericolose?”.
Michael fece finta di non avere sentito.
“Opportuno il vostro silenzio”, proseguì Cardoni. “Per
non farvi perdere troppo tempo desidero disegnare con voi
uno scenario. Anni fa ho deciso di dar vita a un’organizzazione
‘The Rock’. Tutte cose che conoscete bene. Ma voglio
darvi una testimonianza personale del mio agire.
Vedete, giovane fratello Michael. Voi appartenete ad
esempio a una loggia che risponde all’Obbedienza della Gran
Loggia di Washington DC. Tanto di cappello per le logge
bilingue di Washington. Guardando da vicino la composizione
dei membri della Massoneria americana devo dire che
la presenza di persone semplici mi fa gioire perchè significa
che il Craft svolge una grande funzione nella società.
Ma poi sorge la domanda: può un’Istituzione come la
Massoneria vivere sulla presenza di gente semplice, tassisti
piuttosto che operai e artigiani? Se noi siamo chiamati a recitare
e svolgere il nostro ruolo di testa di ponte nella società,
se noi massoni ci diciamo spesso che dobbiamo abbassare i
ponti levatoi e ritornare a giocare un ruolo attivo di presenza
e di simbolico punto di riferimento per i disorientati profani
dai quali siamo circondati, bene: se questo è vero, come è
vero, dobbiamo esercitare la nostra influenza con uomini che
siano il meglio della selezione civile.
E guardate: parlo non solo per voi americani. Il discorso
vale per tutti a cominciare dalle varie obbedienze che ci sono
in Italia”.
Michael non si sentiva a suo agio. L’attempato massone
aveva iniziato una liturgia che non riusciva a capire dove volesse
andare a parare. Un personaggio molto criticato per le
sue azioni passate da molti giudicate all’insegna dell’ accrescimento
del proprio potere personale. Non certo una dimostrazione
di tolleranza, il principio ispiratore della Massoneria
universale.
“Ecco perchè ho lasciato ogni Gran Loggia e ho deciso di
dedicarmi alla Rock di cui possono far parte anche le donne.
Ed è quanto è avvenuto venti anni fa nel Rotary International
dove l’appartenenza è determinata non dal sesso ma dai
successi personali e professionali della Persona in quanto tale.
Le nostre riunioni sono al massimo livello e accolgono i veri
potenti. Quelli che decidono le sorti del mondo”.
Michael osservava l’ostentata eccitazione che aveva colto il
suo ospite mentre parlava.
“Sono sicuro che volete chiedermi di che parliamo nei
nostri incontri”. Cardoni era un fiume in piena. “I temi su
cui ci misuriamo sono quelli classici: rapporti di forza tra
le nazioni, le politiche delle multinazionali, e, soprattutto
l’energia. Che succederà a livello globale per far fronte alla
crescente domanda di energia incentivata dall’ingresso nell’arena
mondiale dei cosiddetti paesi emergenti che ormai sono
emersi del tutto?”.
“Ha dimenticato l’acqua... ”, aggiunse Michael rendendosi
conto che in qualche modo doveva interloquire. “E poi,
senza offesa: si tratta di temi sui quali si arrovellano le menti
di scienziati, politici, economisti, sociologi di tutto il mondo...”.
Sorriso di impercettibile compatimento seminascosto dalla
barba risorgimentale.
“Giovane fratello americano. Quello che voi dite è giusto.
Tutti parlano di questi temi. L’unica differenza con altri clubs
famosi, tipo il Bilderberg o lo Aspen Institute, è che noi parliamo,
esaminiamo, ma soprattutto decidiamo e operiamo”.
Quel ‘decidiamo e operiamo’ fu pronunciato quasi sibilando
guardando direttamente negli occhi Michael Bardi. Il
vecchio ex gran maestro stava recitando un copione che era
ancora alle prime battute. Adesso sarebbe entrato a gamba
tesa a esporre in dettaglio quello che aveva in corpo. La ragione
stessa per cui aveva convocato il giovane ex marine.
“Decidiamo e operiamo”, ripetè. “A proposito del problema
dei problemi, ovvero l’energia che ne sapete?”.
“Quello che si legge su tutti i giornali e riviste specializzate:
bisogna puntare sulle energie alternative”.
“A parte che non sono alternative ma complementari, non
si riuscirà ancora per un paio di decenni almeno a scalfire
l’importanza dei combustibili fossili”.
“Si vanno esaurendo”, disse Bardi.
“Lo sostenevano anche quei menagramo del Club di
Roma negli anni ‘50. La scoperta di nuovi giacimenti e le
tecnologie che consentono trivellazioni ad alta profondità
hanno, almeno per il momento, allungato molto la vita del
fossile. Sentite: non voglio sembrare più pedante di quanto
sono per natura, ma chiedo la vostra pazienza nell’ascoltare
alcuni paragrafi di un articolo scritto dal professore Michael
T. Klare”.
Si alzò e presi dei fogli che aveva preparato su un tavolino
vicino alla poltrona, iniziò a leggere.
“Da qui al 2040 petrolio e carbone andranno in crisi. Chi saprà
sostituirli dominerà il mondo. Una guerra lunga trent’anni
per il controllo dell’energia? Nessuno se l’augurerebbe, neanche
in condizioni disperate. Ma purtroppo siamo arrivati a questo
punto e non c’è modo di tornare indietro. Secondo molti storici,
l’attuale assetto geopolitico degli Stati nazionali ha origine dal
trattato di Vestfalia che nel 1648 pose fine all’europea «Guerra
dei Trent’anni». Nei prossimi tre decenni, il Pianeta dovrà porre
le basi per un nuovo ordine, determinato dalla gestione energetica.
Non potremo così che imbarcarci in una nuova «Guerra
dei Trent’anni», meno sanguinosa ma altrettanto decisiva per
un semplice motivo: l’attuale sistema energetico non potrà soddisfare
il fabbisogno mondiale, e dovrà essere sostituito o integrato
da nuove energie utili a evitare un disastro ambientale
di proporzioni inimmaginabili. Saranno i vincitori di questa
guerra a decidere il modo in cui vivremo e lavoreremo, mentre i
perdenti saranno per sempre esclusi”. Che ne pensate, giovane
Michael?”.
Micheal Bardi si strinse nelle spalle.
“Prima di esprimere un giudizio mi farebbe piacere che
poteste continuare nella lettura dei passi che giudicate molto
significativi... ”.
“Vi accontento subito. ‘Durante questi anni a venire, mentre
si arriverà a sfruttare su scala industriale alcune delle nuove
energie oggi in via di sperimentazione, è probabile che l’uso di
risorse fortemente inquinanti, quali il petrolio e il carbone, cali
drasticamente. Le conseguenze economiche saranno di notevoli
proporzioni per i giganti del petrolio come BP (British Petroleum),
Chevron, ExxonMobil e Royal Dutch Shell, che saranno
costretti ad adottare nuovi modelli di mercato e ad affrontare
la sfida dei gruppi emergenti nel campo delle rinnovabili. E al
futuro di questi giganti è legato il destino delle nazioni, la cui
sicurezza dipende dal controllo dell’energia’. Mi sembrano considerazioni
di tutto rispetto... ”.
“E lo sono sicuramente”, rispose Michael, “Anche se non
so quanto influenzate da elementi esterni. Ho letto quell’articolo
e ricordo quanto affermato dal professor Michael T.Klare.
Secondo lui, cito a memoria, per comprendere la natura
del conflitto, si consideri che, secondo la Bp, nel 2010
il nostro Pianeta ha consumato 13,2 miliardi di tonnellate di
energia, di cui il 33,6% petrolifera, il 29,6% carbonifera, il
23,8% ricavata dal gas naturale, il 6,5% idroelettrica, il 5,2%
nucleare e solo l’1,3% proveniente da fonti rinnovabili. Ogni
tentativo di mantenere, di qui a 30 anni, queste proporzioni,
aumentando per di più la produzione energetica del 40%
per soddisfare il fabbisogno mondiale, è impossibile per due
cause: la scarsità di petrolio e il cambiamento climatico”.
Cardoni continuò a consultare i suoi fogli e citò ancora
altri paragrafi dell’articolo.
“Ma se petrolio e carbone sono destinati a perdere posizioni,
che cosa li sostituirà? Una soluzione di «transizione» potrebbe essere
il gas naturale, meno inquinante e che, grazie alle moderne
tecnologie di estrazione, si è rivelato più abbondante del previsto...
Quanto al nucleare, il disastro giapponese della centrale di
Fukushima ha spinto molti Paesi, quali l’Italia e la Svizzera, a
fare marcia indietro. Nonostante altri, come la Cina, proseguano
nel programma atomico civile, e gli entusiasti del nucleare
(incluso il Presidente statunitense) promuovano
lo sviluppo dei cosiddetti piccoli «impianti modulari» meno
inquinanti e più sicuri, è improbabile che sia questo il futuro
dell’energia. Si può invece affermare che nei prossimi 30 anni
il mondo ricorrerà al solare e all’eolico in misura significativamente
maggiore. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia,
queste due fonti passeranno da una fetta di circa l’1% del consumo
globale nel 2008 al 4% nel 2035. Per raggiungere tale obiet-
tivo, però, sarà necessaria una «rivoluzione tecnologica» nella
progettazione di turbine, pannelli solari e sistemi di stoccaggio...
L’efficienza energetica, infine, ovvero la capacità di ottenere il
massimo risultato con il minimo consumo, farà sicuramente la
differenza. A vincere la nuova Guerra dei Trent’anni saranno
cioè quei Paesi in grado di sviluppare innovazioni nei trasporti,
nell’edilizia e nelle tecniche di produzione orientate al risparmio
energetico. A me piace scommettere sui sistemi «decentralizzati»,
più facili da installare e da gestire, alla stregua dei computer
portatili che usiamo oggi paragonati ai macchinoni degli anni
60 e 70. In questo senso le energie rinnovabili, più facilmente
spendibili a livello urbano e di quartiere, fanno meglio sperare
rispetto ai pesanti impianti nucleari e carboniferi. I Paesi che
riusciranno ad abbracciare questa visione arriveranno vincenti
nel 2041 e - visto lo stato in cui il nostro Pianeta verserà - appena
in tempo’. Ecco: credo di avervi citato i paragrafi piu’
importanti di questo articolo. Che ne pensate?”.
Una donna dell’eta’ di circa sessanta anni si era introdotta
nella stanza portando su un vassoio un servizio da tea che
aveva appoggiato su un basso tavolino posto tra i due. Ed era
sparita senza una parola.
“Posso servire io?” chiese Michael, ammaestrato dalla precedente
esperienza con la bionda Olivia che lo aveva dopato
per un paio di ore.
“Con piacere”. Sorrise furbescamente il gran massone.
“Comunque potete stare tranquillo. Berrò prima di voi... ”.
E, sorbendo il tè dalla sua tazza, chiese di nuovo a Bardi:
“Che ne pensate?”.
“Se il rapporto citato della BP è corretto, i combustibili
fossili sono l’80 per cento delle fonti energetiche. Quanto
alle rinnovabili esse rappresentano poco piu’ dell’uno per
cento e nella migliore ipotesi di un incremento nei prossimi
anni non si potrà arrivare che vicino al cinque per cento.
E del resto che si poteva aspettare da uno studio fatto da
uno dei maggiori protagonisti del settore petrolifero e della
raffinazione? Ritengo invece che la percentuale delle alternative
possa diventare molto più consistente. Tutto dipende
da quante risorse si vorranno dedicare al perfezionamento di
queste tecnologie e quale potrà essere lo spazio che il mondo
politico, a cominciare dall’America, sarà disposto a creare intorno
alle proprie decisioni, sempre che riesca a limitare l’influenza
delle aziende petrolifere che, quanto a lobby, sanno
come spendere il loro denaro. Del resto nonostante il perdurare
della crisi economica che affligge non solo l’America, ma
la maggior parte dei paesi industrializzati e in via di sviluppo,
è su questo terreno che si misureranno i ‘visionari’ come il
presidente degli USA e i conservatori”.
Michael aveva terminato il suo intervento, tenuto con un
tono soffice ma deciso.
Cardoni ascoltava lisciandosi di tanto in tanto la gran barba.
A questo punto arrivò a Michael la domanda frontale:
“Ma voi, fratello Bardi, da che parte volete stare?”.
“Secondo voi, da che parte dovrei stare, con tutto il dovuto
rispetto?”.
“Dalla parte di chi ragiona in termini di realismo. Lo sviluppo
e potenziamento delle alternative (che, lo ripeto, devono
essere considerate complementari al fossile finchè vi
sara’ la possibilità di estrarlo a sufficienza per far fronte alla
crescente domanda di energia) è un sogno che nasce da un
desiderio. Il presidente degli Stati Uniti vi si è buttato con un
impeto che gli fa onore. Ma sarebbe meglio se si dedicasse a
tutelare la propria immagine perchè le notizie che abbiamo
non sono certo incoraggianti per l’uomo più potente del Pianeta”.
Altra occhiata insistita a Michael del tipo : “A buon intenditor...”.
Il viso dell’ex Navy SEAL era di pietra e non tradiva alcun
sentimento o reazione.
Cardoni andava avanti: “Eccoci arrivati al punto: volete
lavorare per noi e con noi? Le soddisfazioni economiche saranno
di tutto rilievo credetemi. Vi chiediamo solo di capire
che la nostra causa non ha niente di antistorico. Noi
ci rendiamo conto che ogni azione che sia volta a turbare
questo equilibrio sia pure instabile dell’approvvigionamento
delle fonti energetiche potrà portare nel breve giro di qualche
anno a una deflagrazione mondiale con conseguenze terribili
per tutta l’umanità. Del resto voi sapete bene che il club
dei possessori dell’arma nucleare si è allargato a Iran, Israele,
Venezuela. Senza tenere conto del solito Pakistan e India. Armageddon
può essere vicino”.
Toccava a Michael che si sentiva chiuso in un angolo. Ringraziamenti
sentiti e di prammatica. Promessa che avrebbe
riflettuto a fondo sulla offerta che gli faceva onore. Restava
in attesa di ricevere una proposta scritta e, come detto, irrinunciabile,
dato che al momento stava gestendo alcune consulenze
di livello internazionale che lo stavano assorbendo
molto. E si alzò.
Cardoni sorridendo dentro la barba lo accompagnò alla
porta e prima di salutarlo aggiunse:
“Giovane fratello Bardi, al momento questo nostro incontro
non è mai avvenuto. Ricordate che noi del Rock decidiamo
e operiamo in ogni continente. Se permettete il suggerimento
di un anziano fratello, controllate la vostra istintività
e date spazio al ragionamento”.
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 (Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente
esistenti o esistite è da ritenersi puramente casuale.
Any resemblance to real events and/or to real persons, living or dead, is
purely coincidental)

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